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3. Bolezzina longa

La lunga storia della Bollettina longa

Ho avuto il piacere di conoscere la “Bollettina longa” trent’anni fa con il numero di codice TI 160. Non si trattava di un codice segreto ma il numero che gli era stato attribuito dal primo Inventario dei siti di riproduzione di anfibi di importanza nazionale pubblicato nel 1994.

In effetti, non si tratta di una banale pozzanghera ma rappresenta un prezioso elemento del vasto complesso di pozze, stagni, bolle, paludi e torbiere presenti nella regione di Arcegno. C’è voluto però un lungo periodo per scoprire l’importanza di questa regione per gli anfibi. Tutto iniziò nel 1972 con due giovani liceali basilesi appassionati di anfibi e rettili in vacanza al Campo Pestalozzi che pubblicarono le loro ricerche per far conoscere il valore di questa magnifica regione.

Alcuni anni dopo Kurt Grossenbacher - fondatore e direttore del KARCH (Centro di coordinamento per la protezione degli anfibi e dei rettili in Svizzera) - incrementò con numerose altre osservazioni le informazioni sugli anfibi della regione, gettando le basi per la salvaguardia e la tutela dell’intero comparto. Sono ben 8 le specie di anfibi presenti! Tra le specie più rare da segnalare vi sono due specie di tritoni: il Tritone crestato meridionale (Titurus carnifex) e il Tritone punteggiato meridionale (Lissotritun vulgaris meridionalis), entrambe considerate come minacciate (EN) dalla Lista Rossa. 

Quando ho visitato la prima volta questo luogo con il collega Kurt stavo allestendo i piani per la gestione delle zone umide di Arcegno. Vedendo la “Bollettina longa” praticamente secca gli chiesi se secondo lui era necessario intervenire con uno scavo oppure no. Mi rispose che l’aveva sempre vista così e che secondo lui per gli anfibi andava bene, per cui era meglio non toccarla ed è quello che abbiamo fatto, a parte un dirado regolare del bosco che avrebbe altrimenti eccessivamente chiuso la radura. In effetti, per gli anfibi uno stagno temporaneo non è un problema a condizione che l’acqua persista per almeno tre o quattro mesi durante il periodo primaverile-estivo in modo che i girini possano concludere il loro sviluppo e metamorfizzarsi in giovani anfibi che proseguiranno la loro vita nei boschi circostanti. Se lo stagno prosciuga ad esempio in agosto, vi è il vantaggio che vengono eliminati i potenziali predatori degli anfibi, quali per esempio i pesci. Inoltre, uno stagno con poca acqua si riscalda più in fretta per cui i girini si sviluppano più rapidamente. Se invece vi è un periodo troppo asciutto in primavera tutte le uova e i girini periranno. E’una specie di roulette russa, alla quale gli anfibi sono per fortuna abituati. Il riscaldamento climatico in atto cambierà però le carte in tavola.

Tiziano Maddalena, biologo

Tritus carnifex femmina

Tritus carnifex femmina

Tritus carnifex maschio

Tritus carnifex maschio